EF Education-EasyPost, Richard Carapaz: “Ho grandi aspettative quest’anno, voglio vincere di nuovo il Giro”
Richard Carapaz ha scelto le grandi linee del suo 2025. Dopo aver annunciato già nelle scorse settimane che sarà al via del Giro d’Italia per fare classifica per poi schierarsi al Tour de France pensando alle tappe, il leader della EF Education – EasyPost si appresta a fare il suo esordio stagionale domani alla Etoile de Bessèges, breve corsa a tappe transalpina che andrà in scena sino a domenica. A 31 anni, con ormai sempre meno anni davanti a sé, punta dunque ancora a grandi traguardi, per lasciare una impronta sempre più durevole nel ciclismo dopo aver portato il Ecuador ai massimi livelli nella disciplina.
“Ho grandi aspettative quest’anno – spiega a Primicias – Molto dipende dal fatto se tutto andrà liscio o meno, però mi sento molto motivato, perché sento di avere nuove possibilità. L’inverno è andato bene, sono stato spesso in altura a Tulcan. Mi sembra di stare bene e voglio vincere di nuovo il Giro d’Italia […] La Vuelta 2024 mi ha dimostrato che posso ancora puntare alla classifica generale e abbiamo scelto il Giro per il suo percorso. L’ultima settimana è molto dura”.
Con un percorso non privo di insidie, il vincitore dell’edizione 2019 si vuole arrivare subito al massimo della forma in Albania: “Al giorno d’oggi non si può arrivare al 95-98%, deve essere al 100% sin dalla partenza del primo giorno. E se staremo bene la terza settimana sembrerà più facile. Tutto è molto competitivo e arrivare preparato bene di dà la garanzia di poter lottare per la vittoria”.
L’avvicinamento alla Corsa Rosa non sarà comunque privo di corse importanti, oltre ovviamente ad un calendario che avrà in Italia alcuni momenti chiave. Prevista infatti la sua presenza a Strade Bianche e Tirreno – Adriatico, mentre a seguire andrà alla Volta a Catalunya prima di un nuovo blocco di allenamenti in vista della Liegi – Bastogne – Liegi, una delle poche classiche in cui ha dimostrato di poter dire la sua. A seguire arriverà poi il primo GT stagionale, mentre ovviamente non è ancora del tutto definito l’approccio alla Grande Boucle, dove l’obiettivo sarà comunque diverso, non nascondendo anche la voglia di lottare per la maglia a pois.
“La mia motivazione più grande è sapere che ho ottenuto grandi risultati al Giro d’Italia e che voglio continuare a vincere – aggiunge – Non ho una lista di vittorie così lunga, ma c’è grande qualità e questo fa la differenza ed è molto motivante. Da quando ho iniziato la mia carriera, ho fatto gare WorldTour e nella maggior parte di esse ho vinto almeno una volta. Questo mi fa dire che sono un corridore con molta qualità e l’ho dimostrato con l’esperienza, come ho corso, come mi sono difeso ed è anche soddisfacente e motivante ingrandire il mio palmarès”.
Non manca infine preoccupazione per il suo movimento nazionale, che attualmente è al suo massimo grazie in primis a lui, ma che non sembra avere un ricambio a quella che attualmente è la generazione d’oro ecuadoriana: “Non abbiamo una cultura ciclistica molto forte, abbiamo avuto periodi molto brevi [..] Poi è arrivata la nostra epoca, che è quella che ha brillato di più con cinque corridori nel WorldTour e che ha fatto sì che la gente volesse conoscere questo sport. Molte persone hanno comprato una bicicletta e vanno a pedalare. Speriamo che si crei una cultura più forte. La responsabilità non è solo dei ciclisti, ma di tutti gli ecuadoriani e speriamo che vengano fuori altri Richard Carapaz”.
Al momento dunque non sembra avvertire un ricambio: “Per esserci dovremmo avere già corridori in squadre continental, professional o che corrono in Europa, ma non ce li abbiamo. C’è un’interruzione generazionale di 10 anni. Non c’è un sostituto per Jefferson Cepeda, Richard Carapaz o Jhonatan Narváez. Quando la nostra carriera finirà, non ci sarà nessun altro corridore del WorldTour che possa occupare quei posti. Questo non vale solo per l’Ecuador, ma per tutta l’America Latina. Anche in Colombia c’è un vuoto e non si esporta più come prima. C’è una preoccupante frattura generazionale per il nostro Paese, perché non è stato fatto alcun lavoro nelle categorie inferiori. Non ci sono scuole, club o corse, che è la cosa più importante. Ci saranno anche gli appassionati, ma non ci sono le competenze”.
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